mercoledì 20 aprile 2011

Il caffè nella letteratura.

"Divino caffè il cui gusto rimane tutto il giorno in bocca."
                                                                                                Arthur Rimbaud


“Il caffè mette in movimento il sangue, ne fa sgorgare gli spiriti motori, eccitazione che precipita la digestione, caccia il sonno e permette di utilizzare un po’ più a lungo le facoltà cerebrali”.
                                                                                     “Trattato sugli eccitanti moderni”
                                                                                                                                Honoré de Balzac



"Bevo quaranta caffè al giorno per essere ben sveglio e pensare, pensare, pensare a come poter combattere i tiranni e gli imbecilli. Sarà senz'altro un veleno, ma un veleno lentissimo: io lo bevo già da settant'anni e, finora, non ne ho mai provato i tristi effetti sulla mia salute..."
                                                                                                      Voltaire

"...Ecco il caffè, signore, caffè in Arabia nato, | E dalle carovane in Ispaan portato. | L'arabo certamente sempre è il caffè migliore; | Mentre spunta da un lato, mette dall'altro il fiore. | Nasce in pingue terreno, vuol ombra, o poco sole. | Piantare ogni tre anni l'arboscel si suole. | Il frutto non è vero, ch'esser debba piccino, | Anzi dev'esser grosso, basta sia verdolino, | Usarlo indi conviene di fresco macinato, | in luogo caldo e asciutto, con gelosia guardato. | ... A farlo vi vuol poco; | Mettervi la sua dose, e non versarlo al fuoco. | Far sollevar la spuma, poi abbassarla a un tratto | Sei, sette volte almeno, il caffè presto è fatto..."
                                                                                                     Carlo Goldoni

"...Se noiosa ipocondria t'opprime, | O troppo intorno a le vezzose membra | Adipe cresce, de' tuoi labbri onora | La nettarea bevanda, ove abbronzato | Fuma et arde il legume a te d'Aleppo | Giunto, e da Moca, che di mille navi | Popolata mai sempre insuperbisce."
                                                                                                     Giuseppe Parini

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